Illustrazione realizzata da Federica Fabbian
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Abbiamo deciso di trascorrere questa quarantena nel nostro agriturismo in Toscana.
Dalla mia finestra vedo quel paesaggio che mi ha accompagnata per tutta la vita: da bambina, da adolescente, nei primi anni dell’età adulta… e c’è anche ora, durante questo tempo che sembra eterno.
I cipressi ondeggiano sotto i raggi tiepidi del sole, le api ronzano intorno ai pettirossi… se le stanze non fossero vuote, forse riuscirei ad apprezzare il luogo splendido che mi circonda.
Ogni volta che distolgo lo sguardo dalla natura, però, non posso non pensare al vuoto delle stanze dell’agriturismo, al silenzio irreale che vi aleggia: questo è un posto nato per essere condiviso, da solo soffre, perde parte della bellezza che da sempre è una sua caratteristica fondamentale.
Noi, intanto, pensiamo all’unica cosa capace di accendere un po’ di speranza, al futuro, a come riprenderemo a vivere quando tutto sarà finito.
Appena si potrà inviteremo gli amici per un grande pic nic sul prato, perché tutti loro possano ascoltare il ronzio e il cinguettio che si sentono da qui e portarseli nel cuore.
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Tutte le mattine mi siedo al mio tavolo di lavoro, lo studio si trova all’ultimo piano e dalle alte finestre, oltre al cielo e alla chioma degli alberi, si vede un elegante edificio arricchito da un bugnato liscio che confina con un’anonima facciata cieca.
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